RICCARDO BRUSCAGLI, IL QUATTROCENTO E IL CINQUECENTO
Riccardo Bruscagli, Il Quattrocento e il Cinquecento. In Andrea Battistini (a cura di), Letteratura Italiana – Dalle origini al Seicento: Bologna BO: 2014 Il Mulino: 205-272.
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” (…) La restituzione del vero storico attraverso gli strumenti della filologia si rivelò ben presto tutt’altro che un semplice esercizio di erudizione. Accertare la verità dei testi poteva significare accertare la verità della storia, e quindi intervenire in modo decisivo anche in ambito politico e ideologico. Questa applicazione ‘militante’ della nuova filologia trova nel Quattrocento un formidabile campione in Lorenzo Valla (1407-1457), il più grande filologo e grammatico (insieme a Poliziano) dell’Umanesimo. Su basi squisitamente linguistiche, il Valla dimostrò infatti nella sua orazione De falsa et ementita Constantinii donatione (1440) che la famosa ‘donazione’ di Costantino, secondo cui l’imperatore avrebbe concesso al papa il diritto di esercitare il potere temporale sul territorio della Chiesa, era un falso compilato nel Medioevo. Valla non era, in questo caso, studioso neutrale: egli era allora al servizio di Alfonso d’Aragona, che si opponeva alle pretese del papa Eugenio IV sul Regno di Napoli: Ma appunto, l’episodio dimostra proprio come la competenza filologica potesse essere impugnata come un’arma di contesa politico-ideologica. Non meno rilevante è l’applicazione della filologia nelle Annotazioni al Nuovo Testamento dello steso Valla che sottopongono il testo della Sacra Scrittura ad un’analisi testuale, confrontando il testo latino corrente (la ‘Vulgata’) con la più antica traduzione di san Girolamo. La Sacra Scrittura, in quanto verbum sacro, parola di Dio, sembrava intoccabile: Lorenzo Valla analizza invece la Bibbia come un testo qualsiasi, sottoposto agli stessi fenomeni di guasti testuali, fraintendimenti, errori, di un qualunque altro testo secolare. Inizia così un processo di approccio ‘laico’ ai testi sacri che arriverà a considerarli e studiarli nella loro concreta storicità, al di là di ogni paralizzante sacralizzazione (…)”