L’Umanesimo nella visione di Konrad Burdach
L’Umanesimo nella visione di Konrad Burdach *
Di
Rita MASCIALINO
Abstract:
La presentazione offre un’analisi della periodizzazione storica effettuata da Konrad Burdach, condivisa ai giorni nostri da non pochi studiosi, relativamente all’Umanesimo e al Rinascimento, la quale vede in essi movimenti di pensiero facenti parte armoniosamente integrante di un lungo Medievo e vorrebbe togliere all’Italia la paternità storica e culturale degli stessi, paternità che ascrive coralmente all’Europa. Nella presentazione viene falsificata la periodizzazione di Burdach che risulta essere crassamente errata sia globalmente che in dettaglio.
Carl Ernst Konrad Burdach (Königsberg 1859 – Berlino 1936), storico e filologo tedesco, professore all’Università di Halle, si è occupato tra l’altro dell’Umanesimo e del Rinascimento italiani, dandone un’interpretazione non condivisibile sul piano dell’intelligenza e degli eventi storico-culturali. L’opera di riferimento è il volume citato nella Bibliografia in calce allo studio.
Leggendo il volume si apprende che l’Umanesimo, per Burdach, sarebbe una parte del Medioevo, per cui non esisterebbe come movimento a sé stante e le idee da esso propugnate non sarebbero in contrasto con quelle della Chiesa medioevale ed anzi farebbero parte della sua predicazione.
Poiché dalla storia sappiamo che gli Umanisti combatterono la loro battaglia proprio contro la contraffazione del significato dei testi sia ad usum Delphini sia per incompetenza nella traduzione dei testi, ossia contro quella contraffazione del significato delle idee in auge nella cultura ecclesiastica e in Burdach stesso, le tesi sostenute dal filologo tedesco costituiscono evidentemente un falso culturale. Giustifichiamo tuttavia di seguito quanto testé asserito e procediamo con la sintesi sia dei concetti fondamentali stanti alla base della periodizzazione dello studioso, sia delle falsificazioni più importanti apportate dalla scrivente.
I concetti che farebbero dell’Umanesimo una prospettiva culturale interna al Medioevo secondo Burdach sono: 1.il concetto dell’universalismo predicato dalla Chiesa e interpretato come comune alla cultura umanistica e sua matrice; 2.il concetto dell’uomo spirituale risalente a Frate Francesco e ad Adamo alle origini della creazione interpretato come comune alla cultura umanistica e sua matrice; 3.il concetto di rinascita presente nel Medioevo interpretato come comune all’Umanesimo e sua matrice; 4.il riferimento ai classici nell’Umanesimo come già presente nel Medioevo; 5.la presenza di potenti senza scrupoli e di poeti lascivi nel Medioevo come nell’Umanesimo; 6.l’Umanesimo e il Rinascimento considerati come movimenti sorti coralmente in Europa e non originariamente italiani.
Una prova addotta dal filologo sull’universalismo è che esso caratterizza sia la predicazione della Chiesa che quella degli Umanisti. Poiché dunque l’Umanesimo ha ambito e finalità universali, ecco che per il filologo tedesco esso non si differenzia dalla cultura medioevale. Molto interessante e significativa questa associazione di Burdach il quale, rinvenendo lo stesso termine ‘universalismo’ nella finalità di entrambe le predicazioni, ritiene le due culture appartenenti ad un medesimo insieme concettuale. Anche la predicazione e l’azione di un serial killer, ad esempio missionario, ha finalità universale, anche la predicazione di Hitler aveva finalità universalistiche, l’universalismo è intrinseco anche al pangermanesimo, alla pubblicità di uno o l’altro prodotto e così via. Ma non per la condivisione dell’universalismo si possono accomunare serial killer, Chiesa, Hitler, pangermanesimo, Umanisti, pubblicità e quant’altro. La sedicente prova di Burdach che accomunerebbe Chiesa e Umanesimo per via della condivisione della finalità universalistica è frutto di ragionamento fallace, come qualsiasi ragionamento di chi volesse avere ragione quando avesse torto non potrebbe che essere fallace nel tentativo di dimostrare l’impossibile, ossia di dimostrare di avere ragione avendo torto. L’argomentazione di Burdach si sfalda già alla prima falsificazione: l’universalismo non ha nessun contenuto ideologico-concettuale, è invece solo un atteggiamento che può connotare o non connotare la predicazione di qualsiasi idea. Nella sua volontà di cancellare l’Umanesimo come movimento indipendente dalla Chiesa e portatore di novità, Burdach isola il termine in questione senza considerare i contesti semantici in cui esso si situa, così azzerando l’evoluzione storica e annientandola nella staticità che contraddistingue il pensiero religioso – come non potrebbe essere altrimenti, Dio non può cambiare idea, evolvere, riconoscere di avere sbagliato – e contribuendo così alla confusione dei piani argomentativi, delle idee, dei fatti.
Venendo all’uomo spirituale al centro dell’Umanesimo, Burdach cita addirittura la discendenza dell’uomo a immagine e somiglianza della divinità e pertanto spirituale in massimo grado già a partire dall’epoca della creazione di Adamo, epoca per Burdach esistente da qualche parte in tempi e spazi a lui noti e in aggiunta avente la precedenza su tutte le altre, conglobando quindi anche l’uomo spirituale dell’Umanesimo che nella fattispecie non sarebbe portatore di nessuna novità rispetto al Medioevo, all’uomo spirituale del Medioevo, della creazione divina. Secondo Burdach ci sarebbero stati pertanto umanesimi in tutto il Medioevo e in tutto il pensiero religioso. Anche in questo caso Burdach prende il concetto generale senza specificazioni semantiche altro che nella religiosità che secondo Burdach sarebbe spirituale e ne fa un monopolio del pensiero religioso, come se solo la religione avesse ambiti di pensiero e di azione spirituali e nessun altra ideologia potesse avere ambiti spirituali a disposizione senza che tale spiritualità fosse di conio religioso. Ma nella realtà storica e concettuale dell’Umanesimo l’uomo spirituale rappresenta una novità rispetto all’uomo spirituale medioevale, più esattamente: è l’opposto dell’uomo spirituale medioevale, è un uomo libero che intende la spiritualità in modo diverso da quanto dettato dai canoni coercitivi religiosi. Il fatto che gli Umanisti citassero la divinità come garante anche della loro spiritualità rinnovata è un fatto di ossequio alla Chiesa affinché gli ecclesiastici non accendessero i loro roghi per far tacere la nuova spiritualità – come ne accesero tanti. La spiritualità dell’uomo umanista non è affatto frutto di un’ottica religiosa, bensì di una prospettiva laica sulla vita sebbene, come accennato, non aliena da un ossequio religioso alla divinità, va di nuovo ribadito: obbligato nelle contingenze dato l’enorme potere della Chiesa e dati i suoi metodi del terrore nel governare e conculcare la libertà di pensiero, la libera intelligenza: persecuzioni, strangolamenti, avvelenamenti, orride forme di tortura, roghi, altro. Per fare un esempio: la morte del grande Umanista Pico della Mirandola fu ascritta fino a pochi anni fa alla sifilide, fatto che tendeva a ridurne per così dire la moralità, la grandezza, mentre recenti indagini scientifiche hanno dimostrato che Pico fu assassinato per avvelenamento su mandato del Papa Alessandro VI attraverso, fra gli altri, Piero dei Medici, il figlio meno intelligente di Lorenzo il Magnifico dei Medici.
Quanto al concetto di rinascita dell’uomo, Burdach offre nel suo volume un vero e proprio elenco di citazioni di termini dalle Sacre Scritture e dai classici nonché da opere medioevali credendo così di dimostrare che il concetto di rinascita dell’uomo non contraddistinguesse l’Umanesimo, ma fosse comune al pensiero religioso medioevale come pure a tutta l’antichità. Tra i termini citati compaiono: renasci, regeneratio, nova vita, renovari, renovatio in varia coniugazione e declinazione nonché traduzione, termini e per Burdach concetti di estrazione religiosa e di nuovo monopolio ecclesiastico, al quale vengono ricondotti i concetti di rinascita e rinascimento, per cui nella visione storica del filologo tedesco vi sarebbero stati rinascimenti e rinascite dell’uomo a ripetizione in tutte le epoche, nel medioevo stesso ovviamente e in primo luogo. La presenza quindi del riferimento alla rinascita è per Burdach già esistente nel Medioevo, di conseguenza l’Umanesimo farebbe parte del Medioevo. Ma la rinascita che connota l’uomo del Umanesimo e del primo Rinascimento non è una rinascita medioevale, ma opposta, si tratta di una rinascita che si contrappone ad un periodo in cui l’uomo, per chiarire la metafora, era morto e questo periodo è esattamente il periodo del Medioevo, mentre con l’Umanesimo rinasce nella libertà, nello spirito dei classici che appunto avevano goduto di un periodo di libertà di pensiero e di fioritura dell’uomo in tutte le arti, nella filosofia, ciò in una intelligente laicità – per altro Socrate, tanto per ricordare, fu condannato a morte perché avrebbe insegnato ai giovani a non onorare gli dei e di fatto, al di là della mescolanza e confusione del suo pensiero con quello di Platone, Socrate non era un credente.
Il riferimento ai classici presente sia nel Medioevo sia nell’Umanesimo costituirebbe un a ulteriore prova della continuità dell’Umanesimo come creatura della Chiesa. Qui Burdach raggiunge il massimo della disonestà intellettuale e culturale o della non comprensione degli eventi, o di tutte e due le angolazioni sulla realtà delle cose. Certo, legittimo e anche inevitabile avere delle idee sbagliate, ma qui Burdach raggiunge l’assurdo e il contrario di tutto in un falso storico e culturale inaudito. Proprio il fulcro rivoluzionario del pensiero umanistico come ricerca dei testi classici per dedurne il vero significato e superare con ciò le contraffazioni ad usum Delphini e per incompetenza operate dagli ecclesiastici, i detentori della cultura, proprio ciò che fa dell’Umanesimo l’opposto al Medioevo diventa in Burdach – abituato sulla scia degli usi ecclesiastici a modificare il pensiero altrui – una caratteristica del pensiero medioevale religioso con cui l’Umanesimo sarebbe in continuità, anzi di cui sarebbe una manifestazione accettata, ossia apparterrebbe alla norma del Medioevo. Ma il riferimento ai classici della Chiesa medioevale aveva la finalità di modificarne il significato per farne un sostegno del pensiero religioso, il riferimento ai classici degli Umanisti era finalizzato a scoprirne il vero significato, per capirne l’insegnamento di laicità nelle più vere coordinate, ciò proprio non violendo più accettare le mistificazioni della Chiesa.
Anche la presenza di capi politici onesti e disonesti nonché di poeti a ispirazione lasciva e più nobile nel Medioevo come pure nell’Umanesimo sarebbe una prova della sostanziale continuità fra la cultura medioevale e umanistica, anzi dell’inglobamento dell’Umanesimo nel Medioevo. Tale tipologia di capi e di poeti connota qualsiasi regime politico, qualsiasi società e cultura e non può essere motivo di continuità o inglobamento alcuno.
Da ultimo, come preannunciato, verrà falsificata l’idea dell’Umanesimo come movimento per così dire nato coralmente in Europa. Ora il coro e i cori sorgono solo dopo che un individuo ha l’idea più o meno innovativa che poi condivide con altri e che può diffondersi e andare a formare uno e più cori, i quali appunto non sono sorti all’unisono, ma che sono diventati tali ad imitazione o plagio di uno o l’altro individuo che ha divulgato la propria scoperta, le proprie idee. Andando più specificamente nella falsificazione dell’asserzione di Burdach: l’Europa vale solo come insieme spaziale maggiore che contiene al suo interno insiemi spaziali minori riferiti a tutti gli Stati singoli, al loro volta insiemi maggiori rispetto alle loro eventuali regioni e via di seguito in tal guisa. Il fatto che l’Umanesino e il Rinascimento sorgano in Europa indica solo l’insieme maggiore in cui si collocano tali movimenti e non può evitare e non evita la presenza degli insiemi minori che circostanziano il luogo di nascita per così dire delle idee, l’Italia nella fattispecie e al suo interno la specificazione dei luoghi in cui sono stati attivi gli individui innovatori. E i fatti non possono avere che questa Spazialità Dinamica, non altra. Coralmente non può sorgere mai nulla di nulla. L’Umanesimo, con pace di Burdach e di chi la pensa come lui – e non sono pochi ad avere il coraggio di portare avanti idee come le sue prive di fondamenti nei fatti e nella logica sicuri di non avere oppositori o comunque diffusori di idee utili a condondere la realtà –, è frutto dell’intellettualità italiana che con esso ha dato vita alla più grande rivoluzione di pensiero mai prodotta nella cultura umana. Le idee di Lutero, quelle innovatrici, quelle della Riforma e sul vero significato dei testi, sono derivate direttamente e indirettamente, comunque in toto dall’Umanesimo Italiano, ne hanno accolto l’istanza rivoluzionaria la quale ha condotto la Germania a fondare il Luteranesimo o Protestantesimo, da cui sono derivate le altre Confessioni scismatiche europee.
Alla luce dell’analisi seppur breve fin qui condotta dei principi sui quali Konrad Burdach basa la sua periodizzazione storica relativa all’Umanesimo, del quale nega la matrice italiana per darla a Lutero – umanista di molto posteriore agli Umanisti italiani – e del quale nega la novità culturale rispetto a quanto rappresentato dal e nel Medioevo, risulta nell’insieme e nel dettaglio che tale periodizzazione non regge in alcuna misura, neanche la più infinitesimale e che essa è frutto di interpretazione errata e ad usum Delphini. Burdach e i suoi prosecutori non possono dimenticare o non sapere – e comunque e c’è chi non dimentica e sa – che in ogni caso il pensiero umanistico, in quale epoca e dovunque fosse anche sorto, fu perseguitato dagli ecclesiastici della Chiesa medioevale che avevano riconosciuto in esso un movimento contrario e in opposizione alla loro predicazione in ambito culturale, sociale e politica, essendo gli Umanisti essi i rappresentanti di un’istanza democratica verso l’alto, come fu per altro ripresa dagli Illuministi e come ancora oggi debba essere ripresa e come è stata ripresa dal Secondo Umanesimo Italiano – diversamente che dal Nuovo Umanesimo che è altra cosa.
Per concludere: ancora oggi si assiste alla contraffazione del significato dei testi letterari in nome della libera interpretazione degli stessi, ma la libera interpretazione dei testi è proprio il contrario esatto predicato dagli Umanisti: non libera invenzione del significato dei testi, ma libertà nell’approccio non più monopolizzato dalla Chiesa, da una o l’altra casta di un potere assoluto, bensì a disposizione dell’intelligenza, della ricerca intelligente liberamente intrapresa, senza proibizioni del potere e con dimostrazione della verità semantica di quanto identificato in una tale ricerca.
Rita Mascialino
Opera citata
Burdach, K.
1918 Reformation, Renaissance und Humanismus: Zwei Abhandlungen über die Grundlagen moderner Bildung und Sprachkunst. Berlin: Verlag von Gebrüder Paetel (Dr. Georg Paetel).
*Elaborazione dell’Intervento PPT di Rita Mascialino al Convegno del GRM, area degli Studi Umanistici, Arquà Petrarca PD, 2013.